L’approccio dell’UE contro la minaccia della Corea del Nord


 

L’approccio dell’UE
contro la minaccia della Corea del Nord

Il regime di Pyongyang, il cui dittatore Kim Jong-un sembra sempre più incontrollabile nei suoi test nucleari, sta compiendo da anni un percorso segnato da minacce e missili falliti, almeno fino ad adesso. Al livello internazionale, ogni attività nucleare del regime è stata prontamente accompagnata da una reazione da parte delle Nazioni Unite (ONU), seguite dall’attività dell’Unione europea (UE) che dal 2006 ha adottato Regolamenti e Decisioni per conformarsi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza (CS). Tuttavia, il 2017 è stato un anno emblematico per l’escalation militare nordcoreana, che ha destato preoccupazione e allerta tra gli attori internazionali. L’agitazione si è talmente dilagata che, persino all’interno del CS dell’ONU, i tre attori storicamente in disaccordo sulla militarizzazione della Corea del Nord hanno trovato una comunione di intenti, almeno nella maggior parte dei casi. Il fine di questo articolo è, in primo luogo, quello di ripercorrere le principali tappe seguite dall’ONU e quindi dall’UE per far fronte alla minaccia coreana. In secondo luogo, verrà specificata la posizione e allo stesso tempo la preoccupazione da parte dell’UE davanti all’escalation militare. Infine, nonostante i vari dibattiti europei tra diverse fazioni politiche, sarà presentata l’ipotetica futura strategia delle istituzioni europee, compresa quella lasciata intendere dalle recenti dichiarazioni.

 

Percorso storico: dall’ascesa alla minaccia

Il 12 dicembre 1985 la Corea del Nord aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare (NPT) ma non completa un accordo di salvaguardia con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Tuttavia, nel 1993 l’Agenzia atomica internazionale accusa la Corea del Nord di violare il trattato di non proliferazione nucleare, e soli cinque anni dopo viene lanciato il primo missile a lungo raggio, Unha1 (Taepodong-1) dal sito di Musudan-ri nella provincia del North Hamgyong. Il 13 giugno 2000 si svolge lo storico vertice tra le due Coree a Pyongyang tra Kim Jong-il e il presidente sudcoreano Kim Dae-jung, spianando la strada per la riapertura delle frontiere e il ricongiungimento delle famiglie. Il Sud concede anche l’amnistia per oltre 3.500 prigionieri della Corea del Nord. Questa distensione apparente è stata del tutto falsificata nel 2002 quando la Corea del Nord ha deciso di riaprire gli impianti nucleari, espellendo gli ispettori internazionali. Diversi tentativi di negoziati diplomatici a sei (con Cina, Usa, Russia, Corea del Sud e Giappone) per far rientrare le ambizioni nucleari del paese comunista culminano con una serie di impegni mai mantenuti, fino all’esplosione sotterranea di una bomba atomica la notte dell’8 ottobre 2006 che viene condannata dall’intera comunità internazionale. L’anno dopo la Corea del Nord si ritira dal NPT, e secondo le fonti diplomatiche l’origine è dovuta alla “semplice” necessità di incrementare la propria autodifesa.

Il 2006 rappresenta l’anno della presa di coscienza internazionale: il Consiglio di sicurezza dell’ONU approva la Risoluzione 1718 (il 14 Ottobre 2006) “Condanna il test nucleare annunciato il 9 ottobre 2006 dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea, test avvenuto disattendendo in modo flagrante le precedenti risoluzioni esistenti in materia, […]Stabilisce che  tutti gli Stati Membri impediscano la fornitura, la vendita o il trasferimento diretto o indiretto alla Repubblica Popolare Democratica di Corea, attraverso i loro territori o i propri connazionali o usando navi o forze aeree proprie, provenienti o meno dai loro territori, di:  carri armati da combattimento, veicoli corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria di grosso calibro, beni di lusso, Accoglie e incoraggia ulteriormente gli sforzi di tutti gli Stati coinvolti al fine di accrescere il loro impegno diplomatico, contenere qualsiasi azione che potrebbe alimentare la tensione e facilitare la veloce ripresa dei Negoziati a Sei, allo scopo di attuare rapidamente l’Accordo Congiunto del 19 settembre 2005, stabilito tra Cina, Repubblica Popolare Democratica di Corea (RDPC), Giappone, Repubblica di Corea, Federazione Russa e Stati Uniti, per ottenere la verificabile denuclearizzazione della penisola coreana e mantenere la pace e la stabilità nella penisola coreana e nel Sudest asiatico..”  L’UE attraverso il Regolamento 329/2007 del 2007 ha recepito le sanzioni ONU e ha imposto un embargo sulle armi, il congelamento dei beni e il divieto di viaggio per le persone coinvolte nel programma nucleare della RDPC, il divieto di importazione e di esportazione di una serie di beni che potrebbero contribuire ai programmi legati alle armi nucleari, ai missili balistici o ad altre armi di distruzione di massa, il divieto di importazione e di esportazione di beni di lusso.

L’ulteriore intervento del Consiglio di sicurezza dell’ONU è stato grazie alla Risoluzione 1874 (12/06/2009), la quale ha ulteriormente rafforzato l’embargo sulle armi, l’ispezione delle navi cargo, in caso di ragionevole dubbio. Il Consiglio dell’UE adotta la posizione comune 2009/573/PESC e il Regolamento n. 1283/2009, che introducono nuove misure restrittive nei confronti della RPDC, recependo le sanzioni ONU. Tuttavia questo non è stato sufficiente a fermare l’escalation militare norcoreana, e nel corso di quattro anni, oltre all’ascesa al potere di Kim Jong-un,  la Corea del Nord ha affermato che ha missili che possono colpire il territorio degli Stati Uniti dopo che la Corea del Sud e Washington annunciano un accordo per ampliare la gamma di missili balistici della Corea del Sud. All’alba del 2013, secondo quanto riportato da un’agenzia di stampa coreana la Corea del Nord era pronta ad attaccare gli Stati Uniti in seguito alle incursioni nello spazio aereo nordcoreano di alcuni cacciabombardieri americani. Allertato l’esercito, l’artiglieria avrebbe posizionato razzi a lunga gittata in direzione delle Hawaii e di Guam, l’isola più grande della Micronesia politicamente sotto il controllo di Washington. L’ONU in un anno presenta due Risoluzioni (2087 e 2094) per ampliare le sanzioni che l’UE recepisce con due Regolamenti e due Decisioni.  Conformemente alle conclusioni del Consiglio sulla RPDC del 10 dicembre 2012, l’UE adotta inoltre delle misure restrittive autonome.

Nel marzo 2014, la Corea del Nord prova a sparare due missili a medio raggio Rodong in violazione delle Risoluzioni delle Nazioni Unite e poche ore dopo gli Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone si incontrano nei Paesi Bassi per colloqui. Inoltre, ripartono i reattori atomici di Yongbyon, spenti in cambio di aiuti umanitari otto anni prima. Nel 2016, le agenzie dell’Onu ricevono avvisi sul lancio in orbita di un satellite nordcoreano tra l’8 e il 25 febbraio, date poi cambiate in 7-14 febbraio: il razzo a lungo raggio è lanciato dal sito di Dongchang-ri alle 9:30. Il lancio è l’ennesimo di una lunga serie di eventi che ha visto Pyongyang fare parecchi passi avanti nei vettori/missili a diversa gittata. Il Consiglio di sicurezza Onu vuole serrare la morsa, e tenta di tagliare la risorsa che la Corea del Nord esporta di più, il carbone, del 60%. Due Risoluzioni vengono redatte e approvate: 2270 e 2321. La prima è stata una Risoluzione che condanna, in termini più forti, il test nucleare condotto dalla DPRK il 6 gennaio 2016 e il lancio dei missili balistici del 7 febbraio 2016, chiedendo di adeguarsi immediatamente agli obblighi internazionali. La seconda è stata una risoluzione sulle sanzioni, in risposta al test nucleare della Corea del 9 settembre 2016. L’UE le ha recepite entrambe e le ha anche ampliate.

Il 2017  si apre con una storica dichiarazione: secondo Kim Jong-un stesso, la Corea del Nord è nelle fasi finali di sviluppo di missili guidati a lunga gittata in grado di trasportare testate nucleari. Nel frattempo la Cina espande il divieto di esportare beni verso la Corea del Nord che potrebbero essere utilizzate per costruire armi di distruzione di massa. Tra i nuovi oggetti banditi, software, droni e videocamere ad alta velocità. A febbraio viene sparato un altro missile balistico verso il mar del Giappone. La Cina sospende le importazioni di carbone in segno di protesta. Ad aprile la Corea del Nord lancia un altro missile balistico a medio raggio nel Mar del Giappon, proprio alla vigilia del vertice tra Stati Uniti e Cina che avrebbe avuto tra gli argomenti centrali la questione del programma nucleare di Pyongyang. Ulteriori test vengono fatti anche durante l’estate provocando anche un terremoto avvertito in Giappone. La risposta della comunità internazionale, decisa e allo stesso tempo preoccupata si fa sentire con la Risoluzione 2356 di giugno 2017: il Consiglio di sicurezza ha deciso di estendere il numero di individui e entità mirati dalle sanzioni imposte per la prima volta nella risoluzione 1718 (2006) – un blocco delle immobilizzazioni e un divieto di viaggio per coloro che sono coinvolti nel programma di armi nucleari della Repubblica popolare democratica della Corea del Sud. Adottando all’unanimità la risoluzione 2356 il Consiglio ha condannato, nei termini più forti, le attività recenti di Pyongyang per l’arma nucleare e lo sviluppo di missili balistici, compresa una serie di lanci e altre attività correlate condotte dal 9 Settembre 2016, in violazione e “flagrante ignoranza” di diverse risoluzioni del Consiglio.Quella successiva arriva il 5 agosto. Adottando all’unanimità la risoluzione 2371 il Consiglio di 15 nazioni ha deciso che la Repubblica popolare democratica di Corea non fornirà, vendere o trasferire carbone, ferro, minerale di ferro, frutti di mare, piombo e minerale di piombo in altri paesi. Inoltre, ha ribadito che le sue disposizioni non erano destinate ad avere conseguenze umanitarie avverse per la popolazione civile della Repubblica popolare democratica di Corea e che il comitato del Consiglio di sicurezza istituito a norma della risoluzione 1718 (2006), caso per caso esonero dalle sanzioni quelle attività che faciliterebbero l’attività delle organizzazioni internazionali e non governative impegnate in attività di assistenza e di soccorso per il beneficio civile. L’UE recepisce le due Risoluzioni e allo stesso tempo le amplia aggiungendo aggiunge 3 entità e una persona all’elenco delle persone e delle entità soggette a congelamento dei beni e a restrizioni di viaggio. Tale decisione attua parte delle nuove sanzioni imposte dalla Risoluzione 2375 (11/09/2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. 

 

Stato dell’arte

Il percorso seguito dall’UE evidenzia la sua conformità alle Risoluzioni dell’ONU ma allo stesso tempo la volontà di un intervento fondato, almeno per il momento, sul soft power. Tuttavia, la questione coreana continua a destare preoccupazione, e non soltanto al livello della sicurezza dell’UE. Secondo Janka Oertel, ricercatrice del German Marshall Fund, gli ultimi sviluppi della crisi nucleare nordcoreana hanno suscitato paure in Europa su una potenziale escalation militare. Nel suo saggio infatti viene precisato che c’è un grande consenso internazionale sulla crescente minaccia del regime di Kim Jong-un e che nonostante la dissonanza transatlantica su certe questioni (come il tema della migrazione, dello sviluppo sostenibile, dell’ambiente), l’imminente minaccia della Corea del Nord alla sicurezza globale richiede una risposta unificata. A differenza della politica statunitense, fondata su ultimatum e minacce, l’UE deve ben curare l’approccio da adottare con la Corea del Nord. Inoltre, l’UE “gioca” un ruolo apparentemente svantaggiato poiché si trova tra due fuochi. Da un lato, bisognare decidere quale politica adottare per fermare l’escalation militare, ma dall’altro deva anche fare attenzione alle scelte degli Stati Uniti, in quanto storico alleato. Secondo l’esperta, la misura più lungimirante sarebbe fondata su una cooperazione transatlantica. L’Europa può dare un contributo significativo in vari settori per sostenere una trasformazione pacifica della crisi della Corea del Nord.

Tuttavia, i paesi membri hanno visioni differenti. Coscienti del forte legame tra sicurezza europea e dipendenza dalla cooperazione transatlantica, alcuni stati miopi sostengono che una risposta significativa e forte possa essere la sola soluzione contro l’escalation militare coreana. Altri Stati invece (come l’Italia, la Spagna, la Germania, il Belgio) fanno prevalere il dialogo alle soluzioni meno diplomatiche. La recente scalata della crisi nucleare nordcoreana, secondo la ricercatrice, potrebbe quindi servire a ricordare la necessità di una posizione europea comune. Anche se mancano di un potere decisivo sul tema della Corea del Nord, i governi europei hanno molti buoni motivi di impegnarsi, come la salvaguardia dell’ordine giuridico internazionale e la minaccia da parte del crimine informatico nordcoreano. Secondo lei, tutti gli Stati membri europei devono attuare in modo completo le sanzioni esistenti delle Nazioni Unite, sorpassando i cavilli “politico-burocratici”. Inoltre, le recenti analisi suggeriscono che molti paesi europei non hanno i mezzi per contrastare direttamente questo tipo di minaccia. Tuttavia, la cooperazione di difesa esistente tra la Corea del Sud e gli Stati membri potrebbe essere aumentata. Per esempio, risulta che i sottomarini tedeschi già supportano le capacità della Corea del Sud. Parigi e Seoul hanno ripreso i colloqui di difesa bilaterali all’inizio di quest’anno. Sostenere il governo sudcoreano sarebbe una soluzione fattibile, almeno seguendo le vie diplomatiche di tutte le parti.

 

Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza

 

La posizione europea

Come mostrato, l’UE ha una politica di impegno critico verso la Corea del Nord. I suoi obiettivi sono quelli di sostenere una riduzione duratura delle tensioni sulla penisola coreana e nella regione, la non proliferazione nucleare e il miglioramento della situazione dei diritti umani. L’UE collabora attivamente con tutti i suoi partner nella regione per perseguire questi obiettivi. L’azione dell’UE, come sopra citato, e l’adattamento alle sanzioni ONU tocca diversi ambiti:

  • Restrizioni sulle esportazioni e importazioni: riguarda il divieto di esportazione e di importazione di armi e materiali correlati di tutti i tipi, ivi inclusa la fornitura di assistenza tecnica e finanziaria in questione o la partecipazione ad attività volte ad eludere tali divieti. Divieto di formazione correlata, incluso l’accoglienza di formatori, consulenti o altri funzionari ai fini della formazione militare, paramilitare o di polizia. Divieto di servizi relativi alla fabbricazione, alla manutenzione o all’utilizzo e per quanto riguarda la spedizione di oggetti da o verso la RPDC per la riparazione, la manutenzione, la ristrutturazione, la prova, la reversibilità e la commercializzazione.
  • Restrizioni sul supporto finanziario: riguarda il divieto di fornire finanziamenti pubblici e privati, inclusi la concessione di crediti all’esportazione, di garanzie o di assicurazioni, per gli scambi con la RPDC ai loro cittadini o enti coinvolti in tali operazioni, salvo previa approvazione da parte del comitato delle sanzioni delle Nazioni Unite, caso per caso.
  • Investimenti: riguarda il divieto di investimento da parte della RPDC (enti e persone) nei territori sotto la giurisdizione degli Stati membri.
  • Settore finanziario: Divieto di nuovi impegni per sovvenzioni, assistenza finanziaria e prestiti concessi alla RPDC dagli Stati membri, fatta eccezione per scopi umanitari e di sviluppo, per affrontare la necessità della popolazione civile o promuovere la denuclearizzazione.
  • Trasporti: Obbligo per gli Stati membri di ispezionare tutti i carichi (compresi i bagagli personali e il bagaglio registrato di persone fisiche) da e verso la RPDC e carichi intermediati o agevolati dai cittadini della RPDC o dei DPRK o persone o entità che agiscono per loro conto, mare o aria, al fine di garantire che il carico non trasferisca oggetti proibiti dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Obbligo per gli Stati membri di attuare le misure decise dal comitato delle sanzioni delle Nazioni Unite per le navi che quest’ultimo ha elencato sulla base di informazioni che forniscono ragionevoli motivi per ritenere che le navi siano coinvolte in attività vietate.
  • Cooperazione scientifica e tecnica: obbligo agli Stati membri di sospendere la cooperazione scientifica e tecnica che coinvolga persone o gruppi sponsorizzati ufficialmente da o rappresentanti della RPDC tranne gli scambi medici.
  • Congelamento dei fondi e delle risorse economiche: Obblighi di congelamento di tutti i fondi e risorse economiche appartenenti alle stesse persone di cui alle “restrizioni all’ammissione” e alle persone coinvolte nelle attività di cui sopra per le “restrizioni all’ammissione”. È inoltre vietata la disponibilità di fondi o risorse economiche a queste persone e entità.

Come citato nella prima parte dell’articolo, l’UE fino ad adesso ha recepito le Risoluzioni dell’ONU con delle Decisioni e Regolamenti. La Decisione è una delle fonti derivate del diritto dell’Unione Europea, ed è un atto obbligatorio in tutti i suoi elementi, a portata individuale, ossia vincolante solo per coloro cui è indirizzata, in questo caso gli Stati Membri, o gruppi specifici (come le banche e le imprese). Il Regolamento, invece, deve essere applicato in tutti i suoi elementi nell’intera Unione europea. Questo dimostra che nonostante le diverse posizione politiche all’interno dell’UE, di fatto gli Stati stanno seguendo una reazione comune e conforme. In merito all’ultima Risoluzione dell’ONU (2375) fino ad ora c’è solo una dichiarazione del 14/09/2017 da parte del Consiglio europeo. Il Consiglio recepirà rapidamente le ulteriori sanzioni previste dall’ultima Risoluzione che introduce sanzioni aggiuntive nei confronti dell’RPDC, tra cui il rafforzamento di alcune delle misure previste dalla risoluzione 2371, ad esempio nei confronti dei lavoratori nordcoreani. Tale posizione rispecchia l’approccio convenuto nella riunione informale dei ministri degli esteri dell’UE tenutasi a Tallinn il 7 settembre, che sottolinea anche la necessità di lavorare affinché tutti gli Stati dell’ONU attuino l’insieme delle risoluzioni.

Inolte, l’11 settembre, l’Alto Rappresentante Federica Mogherini, ha dichiarato che la pressione economica, le sanzioni, ma allo stesso tempo lasciare aperta la porta al dialogo diplomatico sono la strada sulla quale l’UE vuole fondare la sua azione. Secondo l’Alto rappresentante, l’UE davanti all’escalation militare ha dato prova di coordinamento tra Stati membri anche attraverso i contatti con tutti i partner globali e tutti gli interlocutori regionali. Inoltre, durante la visita nei paesi asiatici, Federica Mogherini, ha confermato di aver discusso con i ministri degli affari esteri degli Stati Uniti (segretario Tillerson), la Cina (Wang Yi), la Federazione russa (Sergey Lavrov), la Repubblica di Corea (Kang Kyung-wha), e il Giappone (Taro Kono), al fine di capire come impedire una ulteriore escalation delle tensioni.

I risultati, tuttavia, dipendono da diverse parti e da diversi attori. L’UE davanti alla minaccia della Corea del Nord potrebbe giocare un doppio ruolo. In primis, confermarsi come potenza fondata sul soft power, continuando il suo percorso politico-economico sotto l’egida delle Nazioni Unite. In seguito, può dimostrare la sua unità e coesione davanti una minaccia che preoccupa sia l’Europa che l’intera comunità internazionale.

Maria Elena Argano

Coordinatrice sessione UE e NATO

Area Ricerca IMESI

 

Per approfondire:

Sito dell’EEAS – European External Action Service: https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage_en/8899/EU-Democratic%20People’s%20Republic%20of%20Korea%20(DPRK)%20relations

Sito del German Marshall Fund: http://www.gmfus.org/publications/europes-options-sidelines-north-korea-crisis

Sito dell’Arm Control Association: https://www.armscontrol.org/factsheets/dprkchron#1985

Sito UNRIC – Risoluzione 1718: http://www.unric.org/it/pace-e-sicurezza/risoluzioni/31086-consiglio-di-sicurezza-14-ottobre-2006-s2006805-risoluzione-1718–nord-corea

Sito del Consiglio europeo: http://www.consilium.europa.eu/it/policies/sanctions/history-north-korea/

Sito delle Nazioni Unite – Risoluzione 1874: https://www.un.org/press/en/2009/sc9679.doc.htm

Sito delle Nazioni Unite – Risoluzione 2087: https://www.un.org/press/en/2013/sc10891.doc.htm

Sito delle Nazioni Unite – Risoluzione 2094: https://www.un.org/press/en/2013/sc10934.doc.htm

Sito delle Nazioni Unite  – Risoluzione 2070: https://www.un.org/press/en/2016/sc12267.doc.htm

Sito del Consiglio europeo : http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2017/09/14-north-korea-eu-sanctions-reinforcement/

Sito Lifegate: http://www.lifegate.it/persone/news/corea-del-nord-come-siamo-arrivati-questo-punto

Sito delle Nazioni Unite: https://www.un.org/press/en/2017/sc12853.doc.htm

Sito delle Nazioni Unite – Risoluzione 2375: https://www.un.org/press/en/2017/sc12983.doc.htm

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