La task-force europea “@ON” per il contrasto alle organizzazioni criminali di alto livello e mafiastyle


Si è da poco svolta, presso l’Aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo, la 2° Conferenza Operativa nell’ambito della Rete Operativa Antimafia “@ON”. La riunione ha visto la partecipazione di importanti esponenti nazionali ed internazionali della magistratura, delle forze di polizia e della politica, tra cui anche il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

Che cos’è la Rete Operativa Antimafia @ON (acronimo di Antimafia Operational Network)?

Si tratta di una task force europea per la lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, coordinata dall’agenzia dell’Unione europea EUROPOL. Nata su input dell’Italia e approvata dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2014 [1], ha l’obiettivo di favorire l’avvio di collaborazioni tra le forze di polizia e di monitorare la presenza di personaggi sospetti in Paesi esteri, nonché di intervenire con attività di supporto in indagini internazionali attraverso l’invio di unità investigative specializzate[2]. Viene finanziata attraverso il progetto denominato “ONNET”, che si prefigge l’obiettivo di rafforzare e sviluppare la cooperazione tra le autorità giudiziarie e di polizia degli Stati membri nel contrasto ai gruppi del crimine organizzato, attraverso la condivisione di best practice, know-how, expertise e intelligence. Gli Stati dell’Unione europea che oggi formano il cd. Core Group del progetto sono: Italia, Francia, Germania, Spagna, Belgio e Paesi Bassi. Gli Stati membri, oltre che tutte le altre forze di polizia estere (LEAs – Law Enforcement Agencies), hanno la possibilità di partecipare liberamente al progetto. Attualmente, vi sono ventidue Paesi europei e cinque forze di polizia estere aderenti, per un totale di ventisette Paesi rappresentati.

La scelta di svolgere la Conferenza operativa nella città di Palermo non è casuale: in primis, l’Italia è stata scelta come Paese coordinatore del progetto ONNET; in secondo luogo, la Convenzione ONU “contro la criminalità organizzata transnazionale” si svolse proprio a Palermo nel 2000, quando fu siglato il Protocollo ONU “sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in particolar modo donne e bambini” (per un approfondimento sul tema, si legga il nostro articolo). Pertanto, il progetto ONNET, da un lato rafforza il ruolo centrale dell’Italia nel settore del contrasto alla criminalità organizzata anche a livello europeo ed internazionale, dall’altro ribadisce l’importanza della città di Palermo che viene percepita come luogo simbolo della lotta alla mafia ed alle mafie.

All’interno della rete @ON, l’Italia è rappresentata dalla Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), l’organo interforze (composto da Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e, dal 2013, Polizia Penitenziaria) incardinato all’interno del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno (guidato dal Capo della Polizia, il Prefetto Lamberto Giannini). La selezione della DIA in qualità di project leader risiede nel fatto che tale organo si occupa principalmente, da ormai 30 anni, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione di tipo mafioso[3].

Attualmente la DIA ha portato avanti le trattative con la Commissione Europea per il rinnovo del progetto ONNET, per il periodo che va da il 1° gennaio 2022 sino a tutto il 2023, con un importo tre volte superiore a quello già in atto, a dimostrazione del forte interesse mostrato dalle istituzioni europee per tale progetto. In effetti, l’efficace coordinazione tra le forze di polizie e le autorità giudiziarie europee ed estere ha permesso di pervenire a rilevanti risultati investigativi. Fra tutte, l’operazione “Baccarat” del 2020, nei confronti di un gruppo a composizione albanese e colombiana attivo in tutta Europa e dedito alla produzione ed al traffico internazionale di stupefacenti, a seguito della quale è stata data esecuzione a venticinque ordini di cattura internazionali in Belgio, Olanda, Francia, Germania e Spagna[4].

Certamente, durante questi diciotto mesi di emergenza sanitaria, le misure restrittive adottate per contrastare la diffusione del Covid-19 hanno determinato una lieve distensione nel settore del contrasto alla criminalità, causato anche da una carenza generale di personale di polizia, impiegato – talvolta in maniera poco condivisibile – in attività connesse prevalentemente al rispetto delle misure di contenimento della pandemia[5]. A ciò si aggiunga l’aumento del tasso di disoccupazione – causato dalla chiusura delle attività economiche a seguito dei numerosi lockdown – che ha generato un ulteriore scivolamento in situazioni di precariato e di sfruttamento di tutte le fasce della popolazione. I cambiamenti sociali senza precedenti innescati dalla pandemia sono stati un terreno fertile per i profitti illeciti delle organizzazioni criminali le quali, infatti, tendono a sfruttare il protrarsi di tali situazioni di disagio per alimentare la tratta di esseri umani ai fini della prostituzione, del narcotraffico o del lavoro in nero[6].

Risulta evidente che per combattere tali fenomeni criminosi è indispensabile l’impiego di strumenti innovativi, interconnessi, che oltrepassino i limiti delle frontiere dei singoli Stati. Basti pensare che uno degli strumenti più utilizzati dai criminali per il riciclaggio e il reimpiego dei capitali illeciti è l’uso delle cripto valute (in particolare il Bitcoin), il che impone strategie di contrasto che non possono prescindere dal monitoraggio delle operazioni finanziarie e dei trasferimenti di denaro da e per l’estero, indispensabili per sviluppare inchieste internazionali incisive[7].

È chiaro che narcotraffico, cybercrime e cyberjihad, terrorismo, mafia, prostituzione, tratta di essere umani e schiavitù non siano dei fenomeni appartenenti al passato o semplicemente ad un singolo territorio, ma rappresentano delle minacce che richiedono collaborazione internazionale, condivisione di competenze e impiego di strumenti congiunti. Inoltre, la grave crisi geopolitica scaturita dal recente colpo di stato talebano in Afghanistan lascia presagire un aumento di traffici illeciti verso l’Unione europea attraverso le rotte della Turchia, della Grecia e dei Balcani. È necessario, quindi, evitare che la “via della seta” si trasformi in una via della droga e della schiavitù, e il progetto @ON ha dato prova di essere un valido strumento per contrastare queste sfide globali.

Francesco Russo


[1] Risoluzione del Consiglio dell’Unione europea, Creazione di una rete operativa -@ON , per la lotta alla criminalità organizzata, grave e mafia-style, Brussels, 4 dicembre 2014.

[2] Relazione semestrale del Ministero dell’Interno al Parlamento, Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, gennaio-giugno 2020, pag. 13.

[3] Art. 108, co. 1, D. Lgs. 6 settembre 2011, n. 159 “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136”.

[4] Relazione semestrale del Ministero dell’Interno al Parlamento , op. cit., pag. 386.

[5] “Gli effetti della crisi COVID-19 sulla cooperazione giudiziaria in materia penale: analisi dell’attività operativa di Eurojust”, 14 aprile 2021, EUROJUST, pag. 3 e ss.

[6]  “European Union Terrorism Situation and Trend Report”, Publications Office of the European Union, Luxembourg,  Europol, 2021,pag. 5.

[7]Relazione semestrale del Ministero dell’Interno al Parlamento, op. cit., pag.  414.

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