ANALISI SU HEZBOLLAH: ATTORE POLITICO LIBANESE O COSTOLA DELL’IRAN?


Hezbollah fighters hold their group and Lebanese flags, as they perform during a rally marking the ninth anniversary of the 2006 Israel-Hezbollah war, at the southern Lebanese village of Wadi al-Hujair, Lebanon, Friday, Aug. 14, 2015.

 

ANALISI SU HEZBOLLAH: ATTORE POLITICO LIBANESE

O COSTOLA DELL’IRAN?

Qualche giorno fa l’ex primo ministro libanese Saad El Hariri aveva annunciato le proprie dimissioni. L’annuncio delle dimissioni di Hariri è stato trasmesso in diretta da Al Arabiya. Nella sua dichiarazione l’ex premier aveva accusato la repubblica islamica dell’Iran di ingerenze nella politica del mondo arabo (dal Nord Africa ai paesi del Golfo) ed Hezbollah, che sino alla settimana scorsa era un membro importante del suo governo, di voler destabilizzare il Libano con le proprie armi. Il governo saudita ha accompagnato l’annuncio delle dimissioni di Hariri, con un attacco all’Iran. Su Twitter, il ministro saudita degli Affari del Golfo, Tamer Sabhan, ha scritto poco dopo l’annuncio di Hariri che “le mani del tradimento e dell’aggressività devono essere tagliate” in riferimento all’Iran. Hariri aveva descritto in maniera simile l’Iran e la ” sua costola ” Hezbollah.

Secondo il segretario Generale Hassan Nasrallah, il discorso pronunciato non era un discorso libanese ma saudita – riferendosi alle accuse rivolte all’Iran e il Partito di Dio.

Prima di dimettersi, Sa’ad el Hariri aveva incontrato nei giorno scorsi il ministro degli Affari del Golfo Tamer Sabhan a Riad. L’ultimo incontro tra i due è avvenuto poche ore prima dell’annuncio televisivo. Ricordiamo che il padre di Saad Hariri, Rafiq, anche lui più volte primo ministro del Libano, è stato ucciso in un terribile attentato a Beirut il 14 febbraio 2005. Anche allora, in seguito al terribile attentato, furono accusati Siria Iran e Hezbollah di voler destabilizzare il Libano ed il mondo arabo. Un anno dopo l’uscita di scena di Hariri senior, nel Luglio 2006, Israele aveva scatenato un aggressione contro il partito di Dio e la sovranità del Libano durata ben 33 giorni, e passata alla storia come la guerra del Ta’amuz. I segnali sono chiari. Siamo alle porte di una escalation di violenza tra Libano ed Israele. Hassan Nasrallah, in un discorso mandato in onda il 1 Ottobre scorso aveva predetto tale conflitto,  ammonendo Israele e Stati Uniti ed, in particolare,  aveva invitato gli ebrei ad abbandonare la Palestina occupata e di non assecondare le politiche criminali di Benjamin Netanyahu e di Donald Trump. Ma nonostante il grande consenso politico di Hezbollah tra i libanesi e la sua partecipazione al governo di unità nazionale dell’ex premier Sa’ad Al Hariri attraverso la coalizione ” 8 Marzo ”, Hezbollah è ancora considerato un organizzazione terrorista da buona parte dei paesi dell’Unione Europa.

Ma per meglio comprendere la natura di questo importante attore politico dello scacchiere mediorientale è necessario fare un salto indietro nel tempo fino al 1985 , anno di pubblicazione del primo manifesto politico di Hezbollah. Per meglio comprendere la natura di questo movimento, nato in uno dei contesti geopoliticamente più complessi del globo, è necessario analizzare gli anni che videro la nascita delle sue istituzioni, del suo Welfare State ed i suoi rapporti con l’Iran.  

Le origini

Nel 1985, anno di pubblicazione della ” Lettera aperta agli oppressi in Libano e nel Mondo” che sancì la nascita ufficiale di Hezbollah, il sud del Libano era sotto l’occupazione dell’esercito israeliano. Un occupazione avviata nel 1982 con l’operazione ” Pace in Galilea”. L’obbiettivo ufficiale dell’intervento era quello di neutralizzare le basi militari dell’Olp palestinese, radicate nelle regioni meridionali del Libano, e  fermare le incursioni dei suoi guerriglieri. Fu in quell’occasione che i vari movimenti di tendenza islamica impegnati nella resistenza armata contro le truppe israeliane si fusero in un unico organismo politico per organizzare una controffensiva per contrastare le armate israeliane del sud de Libano.      
Nei suoi primi cinque anni di vita, prima degli storici accordi di Ta’if, il neo partito sciita tentò di perseguire obiettivi militari di carattere difensivo. Fu invece tra il 1985 e il 1989 che iniziò la vera controffensiva organizzata contro le forze armate israeliane.          

L’ideologia
Per meglio comprendere la natura del pilastro portante dell’ideologia di Hezbollah, è necessaria un’analisi della già menzionata ” lettera agli oppressi in Libano e nel mondo ” del 1985. E’ infatti proprio all’interno del celebre documento che viene inaugurato il concetto di  ”Jihad difensiva”, uno dei pilastri nell’ideologia del neo partito sciita.  Un termine, quello della Jihad, che al giorno d’oggi risulta essere inflazionato oltre che male interpretato. Questo, infatti, viene  percepito con la principale accezione di azione militare, quando invece, secondo la teologia musulmana, viene principalmente inteso come “sforzo verso la via di Dio”. Esistono poi due livelli di Jihad : El Jihad el Akbar, o sforzo maggiore, e la jihad El Asghar, o sforzo minore.       

Il primo è quello sforzo compiuto contro se stessi e contro le proprie pulsioni negative, nell’obiettivo di migliorarsi e raggiungere quell’equilibro spirituale ritenuto necessario per vivere in armonia la propria vita spirituale, materiale e sociale all’interno di una comunità di individui. Indipendentemente dal loro credo religioso, etnia, ideologia politica o preferenza sessuale.     
Di conseguenza un fallimento dello ” sforzo maggiore ” comporta delle grandi difficoltà nell’interpretare il precetto coranico “ordinare il bene e proibire il male”. Dove per ”male” s’intende l’uso a fini offensivi di qualsiasi forma di violenza contro innocenti, senza distinzione di razza, religione, credo politico o orientamento sessuale.  E per “bene” s’intende quello sforzo per vivere in pace e armonia con tutti, e per difendere i diritti e la dignità degli oppressi della propria comunità.

La jihad El Asghar, o sforzo minore, è invece la lotta militare, applicata però in ottica difensiva,  contro tutte quelle forme di oppressione che minacciano l’esistenza della comunità islamica, o in generale la comunità di appartenenza del fedele musulmano. Il concetto islamico di jihad minore proibisce la lotta militare per fini offensivi ed ordina invece quella per fini difensivi, in difesa degli oppressi e dei più deboli.

Prima dell’arrivo di Mousa el Sadr e prima della salita al potere di Khomeini, l’ideologia classica sciita era caratterizzate da un quietismo frutto di secoli di persecuzioni e oppressioni subite. Un ideologia che proibiva qualsiasi impegno di carattere politico teso alla conquista del potere prima della manifestazione dell’Imam El Mahdi. Il messia discendente del profeta Muhammad, che secondo la teologia sciita tornerà sulla terra per ” riempire il mondo di giustizia e di equità questo mondo ammorbato dalle oppressioni e dalle ingiustizie ”. Mousa el Sadr e Khomeini scardinarono questo tabù spingendo le comunità sciite ad aprirsi nel campo politico dopo secoli di emarginazione”. Politicizzando il concetto islamico di Jihad difensiva e fondendolo con il concetto religioso di resistenza all’oppressione dell’invasore israeliano.

In ambito soprattutto libanese, la jihad difensiva diventa quasi un dovere nazionale per tutti i libanesi, promuovendo in particolare la resistenza contro l’occupazione sionista. Il concetto di resistenza secondo Hezbollah è teso a difendere il paese e liberare i territori occupati, invitando tutte le confessioni religiose ad unirsi alla lotta. Il che porterà il partito sciita a costituire dei battaglioni di resistenza dove tutti i libanesi, di qualsiasi credo politico o religioso, potranno confluire per partecipare alla resistenza armata contro le truppe israeliane. 

Nella ” lettera agli oppressi in Libano e nel mondo”  Hezbollah dichiara in più punti di essere fedele ai precetti religiosi della Wilayat el Faqih di Khomeini. Questo però non vuol dire che gli aderenti al partito debbano sottostare alla sola interpretazione religiosa di Ruhollah Khomeini o Ali Khamenei. Dal punto di vista politico il partito deve seguire le linee guida del capo della rivoluzione islamica, mentre da una prospettiva personale, ogni membro è libero di decidere e di regolare la propria vita seguendo le disposizioni religiose di altri membri del clero sciita (come Ali El Sistani, Muhammad Hussein Fadlallah, Al Shirazi, alcuni tra i più importanti giurisperiti dell’Islam sciita). 

La prima strutturazione organizzativa 
        
Potremmo individuare il 1988 come “l’anno del Partito”, con la nascita dei primi quattro apparati istituzionali che le permisero di agire come un movimento politico organizzato. :

–      Il Consiglio consultivo decisionale (Majlish As-shura el Qarar) : Composto da sette membri tra cui il segretario generale. Il vero centro di Potere del partito di Dio. Controlla e supervisiona tutte le attività degli altri organi.

–      Il Consiglio esecutivo  ( Majlis al tanfizi) : Formato da dodici membri i quali si occupano della messa in pratiche delle politiche del partito a livello nazionale e regionale

–      L’Ufficio politico  (El Maktab el Siasy) : è più un organo consultivo ed è composto da nove dirigenti

–      Il Consiglio del Jihad  ( Majlis El Jihad) : è l’organo responsabile della resistenza armata, reclutamento, addestramento e sicurezza. In seguito alla guerra del Ta’amuz del 2006, tale Consiglio fu posto sotto il diretto controllo del Segretario Generale Sayyed Hassan Nasrallah

Gli ultimi tre organismi sono posti sotto il controllo del ” Majlish As-shura el Qarar. Ma fu solo durante il Novembre del 1989, anno in cui fu eletto il primo segretario generale, Shaikh Subhy Al Tufail, che il partito completò la strutturazione dei propri centri di potere concentrando tutti i poteri decisionali nelle mani di un’unica figura : Il segretario generale

Il ruolo dell’ Iran

Nell’analizzare il ruolo dell’Iran nella nascita di Hezbollah, non dobbiamo commettere l’errore di definire l’istituzione della “Wilayat el Faqih” come una creatura di natura prettamente iraniana.
Per Hezbollah “il Wali” non è il semplice leader di una potenza regionale, bensì la guida suprema del mondo musulmano. Se alla morte di Ali El Khamenei la nuova guida suprema fosse irachena, kuwaitiana o di qualsiasi altra nazionalità, Hezbollah dovrebbe comunque seguirne le disposizioni in quanto guida di tutti i musulmani del mondo.  Secondo le dichiarazioni di un alto ufficiale di Hezbollah “non bisogna vedere il gruppo libanese come la marionetta araba dell’Iran”. Il rapporto è tra Sayed Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, ed Ali Khamenei, Leader Supremo iraniano, “va considerato come un rapporto quasi spirituale. I due s’incontrano e si confrontano apertamente circa le situazioni e le decisioni politiche da intraprendere in ambito regionale.”

Risulta chiaro come il partito libanese, pur seguendo i consigli e le linee generale dettate da Ali Khamenei circa le politiche regionali da seguire, mantiene un ampia indipendenza interna. E infatti, nei primi cinque anni di vita, Hezbollah cominciò a pensarsi anche come soggetto politico e sociale.  Per costruire una ” società della muqawma ” (società della resistenza) bisognava quindi  prendersi cura delle questioni sociali del territorio libanese. Quindi agire a livello sociale attraverso la costruzione di un vero e proprio Welfare state a servizio di tutti i libanesi, indipendentemente dal loro credo religioso. Una mossa politica quindi, atta a rinforzare la realtà interconfessionale libanese, danneggiata dalla guerra civile.  Un aspetto meno noto del partito di Dio, conosciuto ancora oggi come un armata di uomini –bomba che si lanciano contro i fortini israeliani.

Il ruolo sociale

 Già dalla fine degli anni Ottanta, il partito di Dio cominciò ad occuparsi di salute. Educazione. Intervento sociale. Si dotò di un emittente televisiva per fornire un alternativa ai  normali mezzi di comunicazione arabi come Al jazeera o El Arabya. Con gli anni Hezbollah mise su una serie di istituzioni che dovevano prendersi carico delle famiglie dei militanti e dei cittadini libanesi uccisi dalle forze di occupazione e del reinserimento nella società dei feriti di guerra. Tra le più importanti istituzioni del partito di Dio impegnate nell’applicazione di questa strategia di ” conservazione della jihad difensiva ” è quella chiamata Al Shahid. Tale istituzione, nata nel 1982, ha il compito di prendersi carico delle famiglie dei cittadini libanesi uccisi dall’esercito libanese. Gli aiuti si presentano sotto forma di pensioni per le vedove e le madri.  Scolarizzazione per gli orfani, borse di studio per giovani studenti. Dal punto di vista sanitario, l’istituzione Al Shahid ha diversi ambulatori sparsi tra Beirut e il Sud del Libano. Due grandi ospedali, il ” Il rassoul el Az’am hospital ” e il ” Sheikh Ragheb ”. Tra i più avanzati del paese. Per quanto riguarda il Rassoul el Az’am è fornito di 121 letti. Tre blocchi operatori. Un centro di radiologia e un laboratorio di analisi. L’accesso a tali strutture è completamente gratuito ai feriti e alle famiglie dei cittadini uccisi dall’esercito Israeliano. Per quanto riguarda gli altri, i prezzi sono abbastanza moderati. Basti pensare che il prezzo per una radiografia presso l’ospedale americano di Beirut costa 40.000 lira ( quasi 22 euro). Mentre una radiografia presso l’ospedale Rassoul el Az’am costa intorno alle 10.000 lira libanesi ( 5 euro)

Altre istituzioni come Al Jarih ( il ferito) hanno il compito di fornire aiuti concreti a circa 4000 feriti di guerra. Prendendosi carico delle loro cure. Della loro formazione e del loro reinserimento sociale. 

Gli altri organismi del Welfare State sciita sono :

–           La fondazione Jihad al Bina ( sforzo per la ricostruzione) :

La fondazione fornisce aiuti finanziari per la ricostruzione di case, moschee, chiese, ospedali, uffici, ecc, distrutti o danneggiati dai bombardamenti israeliani. Inoltre la ” Jihad Al Bina foundation ” ha costruito numerose centrali elettriche in aree non raggiunte dalla rete nazionale. Fornisce un sostegno finanziario ai contadini per l’acquisto di pesticidi, fertilizzanti, sementi e altro materiale agricolo, mettendo a disposizione due centri veterinari a disposizione di 40 Villaggi tra Nabatieh ( Sud del Libano ) e Sohmour ( Bek’a Occidentale). Altra particolarità di questa fondazione è l’equipe di ingegneri agronomi che forniscono consulenze agricole nella manutenzione di canali d’irrigazione e delle strade e soprattutto nella riconversione delle colture di Hashish e papaveri, vietate dal Libano dal 1992, in coltivazioni alternative e tradizionali.

           Le scuole ”Al Mahdi”

Nel 2016 se ne contavano Venti in tutto il territorio libanese. Operano in collaborazione con il Consiglio pedagogico libanese e forniscono un insegnamento sia religioso che di base in lingua araba, inglese e francese.  Le venti scuole El Mahdi sono finanziate attraverso rette scolastiche molto basse atte ad agevolare le precarie condizioni economiche di buona parte dei libanesi e donazioni varie . Il materiale scolastico è fornito gratuitamente.  

–           L’Associazione El Emdad (il sostegno) :

fornisce aiuto alle famiglie in difficoltà. Anziani e handicappati. L’associazione, attraverso le sue azione, tenta di promuovere una società più equa e solidale.

Risulta quindi chiaro che non siamo di fronte ad una semplice ” costola dell’Iran ” come l’aveva definita Sa’ad El Hariri nel suo discorso di dimissioni. Soprattutto  in seguito alle decisioni del Partito di Dio di avviare un processo di integrazione politica attraverso la partecipazione alle elezioni parlamentari . Da allora Hezbollah ha continuato il suo processo di evoluzione ideologica che lo ha portato a diventare una forza nazionale indispensabile per difendere la sovranità del Libano. A testimonianza di questa metamorfosi ideologica, basta dare un occhiata al manifesto politico pubblicato nel 2009, un documento in lingua araba di 71 pagine, facilmente reperibile nel sito del Partito, dove viene dichiarato a chiare lettere che : 

 ”Il Libano è la nostra patria e vogliano che lo sia per tutti i libanesi, unito, libero, sovrano, indipendente e forte ”

Da qui si spiega la perplessità espressa da Sayed Hassan Nasrallah nel suo recente discorso tenuto il 5  Novembre 2017

” quello di Sa’ad el Hariri non è un discorso libanese, ma saudita ”

E’ probabile che dietro le improvvise dimissioni di Sa’ad El Hariri ci sia la volontà da parte del regno saudita, con l’avvallo di Israele e Stati Uniti,  di mettere in difficoltà Hezbollah attraverso la destabilizzazione del Libano. Una possibile crisi politica libanese e l’annullamento da parte di Trump dell’accordo sul nucleare e il conseguente scongelamento delle sanzioni contro la repubblica islamica dell’Iran, indebolirebbero l’Asse sciita (Iran – Siria – Hezbollah) , uscito vittorioso dai conflitti in Siria, Yemen e Iraq, in vista di un futuro conflitto regionale.

Rabia Bouallegue

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