Osservatorio Migrazioni: Commento sulla nuova legge in materia di asilo in Danimarca


Fortezza Danimarca | ISPIIntroduzione

All’inizio del mese di giugno, il Parlamento danese ha approvato una proposta di legge relativa alle domande di protezione internazionale. Il sistema di “accoglienza” che questa proposta va a costituire solleva non poche perplessità. Di seguito viene offerto un punto di vista critico sulla questione.

Il contesto danese e la nuova legge

L’anno sorso in Danimarca si è registrato il numero più basso di richiedenti asilo dal 1998: solamente 1.547 persone hanno infatti richiesto la protezione internazionale. Certamente, un numero così basso deve essere ricondotto – almeno in parte – anche alla situazione pandemica che si è vissuta nel 2020, tuttavia, le richieste d’asilo sono ammontate a meno del 10% del numero registrato nel 2015 (21.316 richieste).
Ciò nonostante, il Governo danese, che dal 2019 è guidato dal Ministro di Stato Mette Frederiksen, ha fortemente spinto per la costituzione di un nuovo sistema d’asilo che riducesse al minimo il numero degli arrivi in Danimarca. Già nel gennaio del 2021 la Frederiksen aveva espresso il suddetto intento affermando: «non possiamo promettere zero richiedenti asilo, ma possiamo impostare quella visione, come abbiamo fatto prima delle elezioni»; e ancora «vogliamo un nuovo sistema d’asilo, e faremo quello che possiamo per introdurlo»1.

Certamente la nuova legge, approvata con 70 voti favorevoli e 24 contrari, dà vita ad un sistema d’asilo nuovo, diverso da quello a cui si è abituati. A seguito della sua approvazione infatti, le domande d’asilo – e in generale tutte le richieste di protezione internazionale, anche di diversa natura – verranno esaminate in dei centri appositamente adibiti che si trovano, però, fuori dal territorio danese. Detti centri, sono ubicati in un “Paese terzo” che si farà poi carico di accogliere i richiedenti asilo nel caso in cui la loro richiesta di protezione internazionale venisse accettata o di espellerli nel caso in cui venga rifiutata2. Questo significa che anche i richiedenti asilo che vedessero accolta la loro richiesta di protezione internazionale non potranno, a prescindere, entrare in Danimarca, ma dovranno rimanere del “Paese terzo”. Secondo questo sistema, la Danimarca sarà, quindi, il primo Paese europeo a prevedere che l’esame delle richieste di asilo venga effettuato completamente fuori dall’Europa, impedendo del tutto l’arrivo dei migranti nel territorio.

 Il Paese terzo di cui sopra non è ancora stato pubblicamente identificato, ma diverse circostanze lasciano intendere che si possa trattare del Ruanda. Questa ipotesi deriva dal memorandum d’intesa sottoscritto appena un paio di mesi fa dai due Paesi dal quale si evince chiaramente che l’opinione del Governo danese sia che le domande di asilo dovrebbero essere trattate al di fuori dell’Unione europea “al fine di rompere la struttura di incentivi negativi dell’attuale sistema di asilo”. Il portavoce del Ministero dell’immigrazione non ha confermato che l’atto sia indicativo in tal senso, tuttavia egli ha affermato che il memorandum fosse funzionale ad un rafforzamento delle relazioni fra i due Paesi che hanno espresso “un interesse reciproco in una più stretta cooperazione in materia di asilo e migrazione”3

Un commento sul nuovo sistema

Se la Danimarca stringerà un accordo con un Paese terzo, la nuova legge consentirà il trasferimento forzato dei richiedenti protezione internazionale. A tal proposito, non sono di certo mancate le critiche da parte dell’Agenzia ONU per la protezione dei rifugiati (UNHCR)4, la quale condanna le azioni degli Stati che puntano sulla c.d. “esternalizzazione” o che mirano a spostare gli obblighi internazionali su altri Paesi facendo gestire loro le procedure per le richieste d’asilo. 

Prima di tutto, questo tipo di interventi legislativi è contestabile in quanto cozza con lo spirito proprio della Convenzione di Ginevra del 1951 (firmata dalla Danimarca il 4 dicembre 19525) e con il Global Compact6, accordo in cui gli Stati si impegnano a condividere la responsabilità nella gestione dei richiedenti asilo in un’ottica di solidarietà e cooperazione. Questo “attacco” allo spirito di solidarietà risulta, tra l’altro, quasi ironico alla luce del disegno sul Nuovo Patto sull’immigrazione, che tanto ha investito proprio su questo concetto di “solidarietà fra Stati” per fronteggiare la gestione dei flussi migratori. Certamente il governo Danese sta lanciando un grosso segnale in merito a quanto intenda condividere il peso della gestione del fenomeno con gli altri Stati.
Questo punto di vista è stato condiviso anche da Charlotte Slente, Segretario generale del Consiglio danese per i rifugiati, la quale ha affermato che esternalizzare la responsabilità delle richieste di asilo e dei richiedenti è irresponsabile e manca di solidarietà7. La Slente ha spiegato anche che modelli simili (come quello dei c.d. “hotspot”), comportano gravi conseguenze come aggressioni fisiche, lentezza nelle procedure d’asilo o impossibilità di accedere all’assistenza sanitaria o legale.

La seconda critica riguarda il fatto che il Governo danese abbia motivato questo approccio al fenomeno migratorio sulla base di un (molto umano) risparmio economico, nonché sulla necessità di disincentivare gli arrivi illegali che, oltre a mettere a rischio un innumerevole quantità di vite, finanziano anche le attività di criminalità organizzata dei trafficanti. C’è da dire che, sebbene il rischio delle rotte clandestine sia enorme e le conseguenze in termini di vite siano catastrofiche, è ormai appurato che sia proprio questa etichetta di illegalità attribuita dagli Stati occidentali la causa di tutto. Il sistema dei “porti chiusi”, l’esternalizzazione alle frontiere e l’inasprimento delle regole che danno accesso a permessi di soggiorno regolari, fanno sì che l’unica alternativa possibile sia quella di intraprendere un viaggio rischioso ed “illegale” per trovare salvezza8

Infine, è da sottolineare il fatto che impedire ai richiedenti asilo di accedere fisicamente al territorio danese, non previene automaticamente la responsabilità della Danimarca nei loro confronti. Essa continua, infatti, ad avere la responsabilità di tutelarne i diritti, in quanto firmataria della Convenzione Universale dei Diritti dell’Uomo che vieta l’espulsione dei richiedenti asilo (anche di quelli la cui domanda di protezione è stata respinta) se ciò può sottoporli a tortura o può comportare un rischio di trattamenti inumani e degradanti. Ciò deriva dall’interpretazione dell’articolo 3 della suddetta Convenzione ed è un principio ormai consolidato9. È difficile, dunque, comprendere come il Governo danese intenda adempiere alle proprie responsabilità nei confronti dei soggetti che vorrebbe allontanare verso un Paese terzo; quindi: assicurare che la richiesta di protezione venga esaminata correttamente, che le condizioni di accoglienza in cui i richiedenti asilo si troverebbero nel Paese terzo siano adeguate, che abbiano accesso ai diritti minimi stabiliti dalla Convenzione di Ginevra e che venga rispettato il principio di non-refoulement

A cura di Laura Rusconi
Per Osservatorio Migrazioni IMESI

NOTE:

  1. MacGregor, “Denmark aims for zero asylum seekers” in Infomigrants, 25 gennaio 2021, disponibile su https://www.infomigrants.net/en/post/29842/Denmark-aims-for-zero-asylum-seekers
  2. Il Post, “La Danimarca bloccherà del tutto l’arrivo di nuovi migranti”, 3 giugno 2021, disponibile su https://www.ilpost.it/2021/06/03/danimarca-asilo-paese-terzo-migranti/, visitato il 24 giugno 2021.
  3. C. Da Silva, “Perché la Danimarca è accusata di voler dirottare rifugiati in Ruanda” in euronews,  maggio 2021, disponibile su https://it.euronews.com/2021/05/07/Perché-la-Danimarca-è-accusata-di-voler-dirottare-rifugiati-in-Ruanda.
  4. UNHCR, “Commento alla stampa dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi sulla nuova legge danese sul trasferimento dei richiedenti asilo in paesi terzi”, 4 giugno 2021, disponibile su https://www.unhcr.org/it/notizie-storie/comunicati-stampa/commento-alla-stampa-dellalto-commissario-delle-nazioni-unite-per-i-rifugiati-filippo-grandi-sulla-nuova-legge-danese-sul-trasferimento-dei-richiedenti-asilo-in-paesi-terzi/, visitato il 24 giugno 2021. 
  5. UNHCR – States parties, including reservations and declarations, to the 1951 Refugee Convention, in https://www.unhcr.org/5d9ed32b4, visitato il 24 giugno 2021. 
  6. Università di Parma, “Il Global Compact: paesi firmatari e non a confronto”, 11 marzo 2019, disponibile su http://www.mifacts.unipr.it/index.php/2019/03/11/il-global-compact/; R. Wilkinson, “Global Compact” in Encyclopedia Britannica, 17 maggio 2016, disponibile su https://www.britannica.com/topic/Global-Compact, visitato il 24 giugno 2021.
  7. Novanews, “Consiglio danese per i rifugiati: inviare i richiedenti asilo nei Paesi extra Ue è irresponsabile”, 3 giugno 2021, su https://www.nova.news/consiglio-danese-per-i-rifugiati-inviare-i-richiedenti-asilo-nei-paesi-extra-ue-e-irresponsabile/, visitato il 24 giugno 2021. 
  8. O. Q. Obazuyi, “La Danimarca mina i diritti dei richiedenti asilo con una nuova legge che esternalizza l’intero processo (asilo incluso)” in Open Migration, 7 giugno 2021, disponibile su https://openmigration.org/analisi/la-danimarca-mina-i-diritti-dei-richiedenti-asilo-con-una-nuova-legge-che-esternalizza-lintero-processo-asilo-incluso/, visitato il 24 giugno 2021. 
  9. Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, Roma 1950, Articolo 3 (Proibizione della tortura): “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti.”.

BIBLIOGRAFIA: 

  • Da Silva C., “Perché la Danimarca è accusata di voler dirottare rifugiati in Ruanda” in euronews;
  • Obazuyi O.Q., “La Danimarca mina i diritti dei richiedenti asilo con una nuova legge che esternalizza l’intero processo (asilo incluso)” in Open Migration, 7 giugno 2021
  • MacGregor M., “Denmark aims for zero asylum seekers” in Infomigrants;
  • R. Wilkinson, “Global Compact” in Encyclopedia Britannica, 17 maggio 2016.

 

SITOGRAFIA:

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