#RadioAut – Un uomo solo al comando



Il Covid – 19 è riuscito in ciò che, sia nella Prima che nella Seconda Repubblica, molti leader politici hanno provato a fare: modificare la Costituzione, per trasformare la nostra Repubblica da parlamentare a presidenziale ovvero semi presidenziale ovvero ancora in un cancellierato di tipo tedesco. Tutti tentativi di riforme inesorabilmente fallite: l’ultima quella di Renzi, il 4 dicembre 2017. E sappiamo come è finita.

Il Covid 19, invece, ci riesce nell’arco di meno di venti giorni: siamo passati, infatti, da uno Stato di diritto parlamentare ad uno Stato di diritto emergenziale, in cui, per la prima volta nella storia repubblicana, vi è un uomo solo al comando: il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ci avevano insegnato, in tutti i manuali di diritto costituzionale, che era solo un primus inter pares, che l’indirizzo politico del Paese non soltanto andava condiviso con il Parlamento ma soprattutto che spettava al Consiglio dei Ministri nella sua collegialità.
Oggi, invece, abbiamo imparato ad avere familiarità con un termine fino ad un mese fa noto solo agli specialisti del diritto , un termine che accompagna la nostra quotidianità (vedi autocertificazione), un termine ormai noto persino alle massaie: il famigerato dpcm, l’atto con cui il Presidente del Consiglio ha, fino ad oggi, adottato gran parte dei provvedimenti di contenimento epidemiologico, limitando e contenendo diritti fondamentali quali quelli di movimento, riunione e anche la stessa libertà personale.

Sulla loro legittimità, nel quadro di un bilanciamento di opposti diritti, in cui a prevalere non vi è dubbio alcuno sia la salute, non nutro grosse perplessità: l’epidemia rende e renderà sempre più difficili il funzionamento regolare degli organi collegiali, Parlamento e Consiglio dei Ministri e il voto a distanza per gli organi costituzionali è problematico. La domanda allora nasce spontanea: serve allora un uomo solo al comando?

Certamente, l’emergenza è straordinaria, tale da imporre decisioni immediate, che spesso non possono essere adottate con gli strumenti della ordinarietà costituzionale. La decretazione d’urgenza sarebbe lo strumento più consono ma con i rischi di una opposizione che, come già si è visto, non lesina di minacciare ostruzionismo. A ciò si aggiunga che le Regioni stanno procedendo in ordine sparso, adottando ordinanze urgenti ancora più limitative dei provvedimenti nazionali. Su questo, bisognerebbe ragionare se non sia opportuno che il Governo applichi il secondo comma dell’articolo 120 Cost., rendendo uniforme ed unitaria la gestione della crisi.

Un uomo solo al comando oggi potrebbe stare anche bene perché al comando c’è il professore Conte. Ma se vi fossero stati altri? Se al comando vi fosse stato l’uomo dei “ porti chiusi”?
Saremmo lo stesso tranquilli? Non credo.
E siccome le regole non possono stare bene a seconda di chi c’è al comando, ci dobbiamo interrogare se il nostro Stato di diritto è ancora adeguato a dare risposte alle emergenze che, in futuro, potrebbero essere ancora più drammatiche. Bisogna interrogarsi, inoltre, se alla democrazia parlamentare possiamo sostituire, così d’un colpo, una democrazia della comunicazione: annunci a reti unificate, a mezzo web, con un Parlamento a ranghi ridotti.
Per non parlare poi del fatto che oggi tutti gli Stati dell’Unione europea si sono riscoperti sovranisti: manca, infatti, una politica emergenziale e sanitaria comune; ognuno, con tempi e modalità diverse, ha agito e continua ad agire per conto proprio, in barba ai principi di solidarietà. Per dirla con Il Manifesto, un “ sovranismo sanitario allo sbaraglio”. Anche su questo, finita l’ emergenza, si dovrà riflettere: ha ancora senso “ questa” Unione Europea? Da soli siamo più deboli, ci hanno sempre ripetuto! Ma in queste settimane siamo stati soli, e per di più additati come untori.

La Banca Centrale Europea si é attardata ad intervenire. La Commissione Europea fantasma, inesistente. Serve ancora una moneta comune oppure ogni Stato torni a battere moneta, affinché si salvi chi può?
Winston Churchill salvò l’Inghilterra e l’Occidente dalla follia di Hitler: fu anch’egli un uomo solo al comando, ma con dietro una fortissima unità nazionale.
In casa nostra, a parte i flashmob tricolorici dovuti più alla noia della quarantena che al senso di appartenenza, manca l’ idea di unità e responsabilità nazionale: le opposizioni soffiano sul vento delle proteste, le Regioni si chiudono addirittura nei confronti di altre Regioni, i cittadini che protestano perché è vietato fare sport all’aperto, l’Unione Europea non pervenuta. In tutto questo, abbiamo un uomo solo al comando, abbiamo i dpcm; ma con quale prezzo per la democrazia?

Prof. Rosario Fiore

Segretario Generale Imesi

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