Voce dal confine: intervista da Nuevo Laredo


Il Messico è uno degli stati chiave negli assetts economici e politici del continente americano. Intervista in dieci domande a Victor Esteva, giovane e promettente imprenditore di Nuevo Laredo, città di confine col Texas, in uno degli Stati più difficili della federazione messicana, tra fantomatici muri, crisi interne e tanto ottimismo.

 

 

Victor da quasi un anno sei diventato imprenditore nella città di Nuevo Laredo, nella sponda messicana del Rio Grande. Come è la vita imprenditoriale in una città di confine, oltre che nevralgica, come la tua?

Qui a Nuevo Laredo abbiamo un sacco di gente che lavora duramente per tutto ciò che fa, dal lavoro più semplice al più complicato, ed è per questo che l’economia cresce e rimane in azione. Il mio marchio è una creazione costante di idee, ho un negozio, ma ho anche dei distributori i quali mi aiutano a vendere nei loro negozi la mia collezione, voglio farlo in tutto il paese.

Secondo il censimento messicano del 2010, Nuevo Laredo conta quasi 400 mila abitanti. Come è essere i vicini di casa di una realtà politica e sociale come gli Stati Uniti?

Vivendo al confine con gli Stati Uniti, come messicani, è una grande opportunità di scambio culturale, pur vivendo la maggior parte del tempo qui vi è una forte influenza con loro, e viceversa, avendo le stesse feste e ricorrenze. Il modo in cui governano è diverso,anche riguardo al sistema elettorale. Ma hanno anche sindaci, governatori e un presidente delle nazioni come noi. La differenza è che le città sono divise in contee.

Il 15,3% della popolazione statunitense è di origine ispanica. Da sempre l’immigrazione messicana verso gli Stati Uniti è una caratteristica del vostro popolo. A cosa è dovuta questa storica migrazione?

Anche io ho una parte della famiglia americana e il motivo è semplice i miei genitori non volevano farmi nascere lì, ma tutti i miei cugini invece sono nati lì.

Le persone credono che avere la cittadinanza americana sia un incentivo ad avere un futuro migliore, più opportunità di un buon posto di lavoro, migliore qualità di vita e più sicurezza sociale.

Come sono cambiate le politiche di accoglienza tra l’amministrazione Obama e quella Trump?

Non vedo grandi cambiamenti, solo che l’interesse di Obama è finito. Ogni amministrazione cambia qualcosa è normale,tuttavia il dollaro e la sicurezza sembrano gli stessi dell’amministrazione di Obama. Per quanto riguarda l’immigrazione, non ci sono problemi se hai tutti i parametri in ordine.

Come promesso in campagna elettorale, Trump ha iniziato la costruzione del fantomatico muro divisorio col Messico. Come vive il popolo messicano questa inutile iniziativa?

Tutte le notizie dicono che lo pagheremo, ma è falso, un altro paese non può costringerci a farlo. Se gli Stati Uniti lo vogliono, devono pagarlo loro e il popolo messicano non avrà alcun problema se loro lo costruiranno dalla loro parte.

Come sono cambiate le relazioni tra il Messico e gli USA ad un anno dall’elezione di Trump e come gestisce l’amministrazione Nieto alle sue provocazioni?

Da buon professionista, il nostro presidente ha preso la situazione in mano, cercando di non creare problemi o utilizzando un linguaggio scurrile, poiché in veste di “vicini di casa” dobbiamo essere in pace tra di noi, per tutte le relazioni politiche che abbiamo in comune.

Da un punto di vista economico, il Messico siede tra le potenze economiche mondiali del G20, è membro dell’APEC e dell’OCSE. Questa potenza in ascesa, che ruolo gioca all’interno delle politiche economiche dei paesi americani?

Il Messico ha un sacco di attività minerarie, pesca, petrolio e industria di tutti i tipi, e anche con la povertà, ci sono molti posti di lavoro tuttavia il problema è che le persone soffrono per lo stipendio.

Il salario è molto basso e le persone non possono avere accesso a tutti i servizi di prima necessità. Dobbiamo rendere gli affari più sofisticati, adottare nuovi modi per aumentare la ricchezza  e renderla più accessibile.

Dalla fine degli anni’80 il Messico è attraversato da una scia di violenza senza precedenti. Quali sono state le cause che hanno portato alla ascesa dei Cartelli?

I cartelli della droga erano presenti in Messico già da molti anni prima, ma il potere di alcune persone che non sapevano come controllare i loro lavoratori hanno reso la società malata; I cartelli sono gente senza scrupoli che l’unica cosa che vogliono fare sono soldi in un modo illecito. Anche la povertà e la mancanza di opportunità per le famiglie fanno sì che tutto ciò accada. Vi sono genitori che si arruolano in queste organizzazioni criminale per avere il denaro per sfamare i loro figli; e tutto questo – ovviamente – fa lievitare il tasso di criminalità nel paese.

Nel 2006 il governo Fox, con l’ausilio degli americani ha dichiarato guerra ai cartelli della droga. Questa guerra perseguita sia dal governo Calderòn quanto dall’attuale Nieto, ha causato in undici anni quasi 40 mila morti, senza portare nulla di concreto. Quali credi possano essere le soluzioni a questo male?

Non è facile trovare una risoluzione a tale problema, poiché vi sarebbero diversi modi per affrontarli e tutti, sia la classe politica che i cittadini, lo sanno. Credo che per risolvere questa guerra è importante fare un patto.(Le varie amministrazioni ndr.) vogliono lavorare e fanno tanto per contrastare questo cancro, ma lo fanno nel modo sbagliato e questo avviene perche il Messico non ha un apparato di sicurezza sufficiente per contrastare questa guerra.

Come vedi il futuro dei giovani messicani di qua a 10 anni?

Con una buona amministrazione, vedo il Messico come una nazione tra le prime al mondo. Abbiamo tutto per essere grandi, persone che lavorano, molte cose da fare, idee e tanto ottimismo.

 

Emanuele Pipitone

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