L’Editoriale – Lo spettro dell’uomo forte. Il fascino del dictator



In questi giorni i mass media non fanno altro che parlare di una guerra in corso. Ma non sono eserciti stranieri a minacciare la nostra pace, ma una malattia. Qual è il nesso? Gli antropologi affermano che le lingue possiedono una loro intrinseca economia. Attraverso l’uso di metafore, gli uomini riescono a rappresentare diverse esperienze con un minor numero di parole e allo stesso tempo ne penetrano il senso. Ad esempio la nostra civiltà concepisce la malattia come uno scontro; noi infatti “combattiamo l’influenza” o abbiamo “attacchi di cuore”. Ma altri popoli come i Navajo pensano che la malattia dipenda dallo spostamento dell’uomo dal proprio posto nell’universo. Quindi la guarigione avviene mediante il ripristino dell’armonia.

Siamo pertanto all’interno di una logica di guerra, ed è in queste situazioni che il fascino dell’uomo forte prende vita. L’idea che una sola persona sia più efficace nelle situazioni di crisi si perde nella notte dei tempi, o meglio della Storia. Ricordiamo tutti quello scontro di civiltà tra Roma e Cartagine in cui il senato romano, messo alle strette, scelse di giocare la carta del dictator nominando Quinto Fabio Massimo. Il dittatore era una figura temporanea prevista dall’assetto della costituzione della Repubblica Romana e aveva un preciso limite di tempo: 6 mesi.

Oggi invece diverse figure politiche sfruttano l’emergenza per irrigidire il loro potere. Il presidente Orbán è uno di questi. Il premier con un decreto legge è riuscito ad ottenere dal Parlamento i pieni poteri senza limiti di tempo. Inutili i tentativi dell’opposizione di contenerne la durata. Tutti i loro emendamenti sono stati ignorati. Ciò che lascia di stucco è l’eccessiva prudenza dell’UE nell’agire contro un golpe ammantato di democrazia. Persino la destra del nostro Paese si è congratulata con il “collega” ungherese per il suo risultato. Forse i politici dimenticano che i totalitarismi non sempre sorgono con colpi di Stato militari. Il Terzo Reich sorse all’interno di logiche parlamentari. Dopo una serie di governi ballerini, il presidente della Repubblica di Weimar Hindenburg conferì l’incaricò di Cancelliere ad Hitler, il cui partito aveva la maggioranza relativa dei voti. Approfittando dell’incendio del Reichstag, il cancelliere mise al bando i comunisti accusati di complotto e distrusse le garanzie costituzionali.

Lo spettro dell’uomo forte viene anche dalla Cina. Il regime è riuscito a ribaltare la sua reputazione internazionale, passando da responsabile della pandemia a modello. Prima ha cercato di occultare le notizie. Il medico scopritore del nuovo ceppo virale Li Wenliang inizialmente è stato costretto ad abiurare. È stato chiamato eroe solo dopo essere passato a miglior vita. Molti giornalisti cinesi sono stati imprigionati e quelli stranieri cacciati. Ora, dopo le misure altamente restrittive e la costruzione di strutture mediche ex nihilo, il regime si è presentato al pianeta e ai cinesi stessi come un’alternativa più valida alla lenta e incapace democrazia.

Un governo dispotico si fregia della rapidità delle azioni e del controllo capillare. Ma le scelte hanno bisogno di essere ponderate, viste da più punti per essere davvero ottimali. La singola prospettiva perde tutto quello che sta ai lati e dietro. La sicurezza è sì fondamentale per il cittadino in quanto egli ha bisogno che lo Stato lo protegga come fa un padre. Ma un superiore controllo vale l’impossibilità di esprimere il proprio parere, di poterci riunire, di relazionarci gli uni agli altri liberamente? L’uomo ha bisogno del dialogo con l’altro. Come afferma Confucio, il confronto è il mezzo che porta la persona alla pienezza di umanità.

L’Europa e la sua democrazia sta correndo un grave rischio. Non solo deve fronteggiare l’emergenza sanitaria, ma contrapporsi agli strascichi politici che il virus lascia dietro sé. È importante non abbassare la guardia, perché la posta in gioco è troppo alta. Ne va dell’anima stessa dell’Europa e dei suoi cittadini.

Giuseppe Puleo

Dott. in Scienze Filosofiche e Storiche

Direttore del Dipartimento Studi e Ricerca I.ME.S.I.

 

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