TPP: da Palermo l’Atto d’Accusa sulla violazione dei diritti dei migranti


UDIENZA DI PALERMO, 18-20 DICEMBRE 2017

 Si è aperta oggi a Palermo la 3 giorni della prima sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP)– tribunale d’opinione di rilevanza internazionale che ha discusso questioni legate alla fase postcoloniale e al neocolonialismo e alla globalizzazione – che discuterà delle dinamiche migratorie e del trattamento riservato ai migranti, con l’obiettivo di verificare se le attuali politiche europee per la gestione del fenomeno costituiscano una violazione dei diritti umani.

Il nostro Istituto sarà presente con una sua delegazione durante le tre giornate della sessione palermitana, durante cui verranno dibattute testimonianze e studi sul fenomeno migratorio e la sua gestione europea. Le giornate culmineranno in una “sentenza” volta a sensibilizzare l’opinione pubblica diffondendo i risultati degli studi e delle analisi sul fenomeno.

Il Tribunale permanente dei popoli porterà a termine un processo d’opinione. Tre giorni di discussioni, testimonianze e denunce, una piattaforma di confronto e interazione tra associazioni, magistrati, avvocati, giornalisti, esperti e vittime di abusi. Oggi è stato presentato l’atto di accusa contro governo italiano e Ue per le violazioni non solo dei diritti umani, ma anche delle nostre leggi interne e della Costituzione.

ATTO D’ACCUSA

Questa sessione del Tribunale Permanente dei Popoli è chiamata ad accertare, e ad elaborare le deliberazioni conseguenti, se le politiche adottate dall‟Unione Europea in tema di migrazione e asilo, di cui sono espressione politiche, normative e prassi recenti degli Stati membri, configurino, nei loro effetti concreti sul popolo migrante, un crimine contro l‟umanità e/o prefigurino gravi violazioni degli articoli sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli firmata ad Algeri il 4 luglio del 1976.

[Leggi tutto il documento]

il Tribunale Permanente dei Popoli, nella Sessione di Palermo del 18, 19 e 20 dicembre 2017, è chiamato a valutare:

– Se le politiche dell‟Unione europea sulle migrazioni e l‟asilo, a partire dalle intese e gli accordi stipulati tra gli Stati dell‟Unione europea e i Paesi terzi, costituiscano una negazione dei diritti fondamentali della persona umana, mortificandone la dignità definendolo “illegale” e ritenendo “illegali” le attività di soccorso e di assistenza in mare.

– Se l‟arretramento delle unità navali di Frontex e di Eunavfor Med abbia contribuito all‟estensione degli interventi della Guardia costiera libica in acque internazionali al fine di bloccare i migranti in viaggio verso l‟Europa, ponendo in secondo piano l‟obbligo di rintraccio e soccorso, configurando anche una responsabilità omissiva.

– Se le attività svolte in territorio libico e in acque libiche e internazionali dalle forze di polizia e militari libiche, nonché dalle molteplici milizie tribali e dalla c.d. “guardia costiera libica” a seguito del Memorandum del 2 febbraio 2017 firmato con l‟Italia configurino – nelle loro conseguenze di morte, deportazione, sparizione delle persone, imprigionamento arbitrario, tortura, stupro, riduzione in schiavitù, e in generale persecuzione contro il popolo dei migranti in quanto tali – un crimine contro l‟umanità.

– Se, una volta accertato tale crimine, rispetto ad esso l‟Italia agisca in concorso perché le azioni delle forze libiche ai danni dei migranti, in mare come sul territorio della Libia, sono svolte in attuazione del suddetto memorandum firmato dal Presidente del Consiglio italiano con il Governo di Riconciliazione Nazionale dello stato libico.

– Se, a seguito degli accordi con la guardia costiera libica, gli episodi di aggressione denunciati dalle ONG che svolgevano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo siano indirettamente ascrivibili anche alle responsabilità del governo italiano, eventualmente in concorso con le agenzie europee operanti nello stesso contesto.

– Se l‟allontanamento forzato delle navi delle ONG dal Mediterraneo, indotto anche dal “codice di condotta” imposto dal governo italiano, abbia indebolito significativamente le azioni di ricerca e soccorso dei migranti in mare e abbia contribuito ad aumentare quindi il numero delle vittime.

– Se i rimpatri collettivi verso l‟Egitto, effettuati sulla base dell‟accordo bilaterale firmato dall‟Italia con quel paese, violino i diritti umani di chiedere asilo e di accedere a un ricorso effettivo, e comportino un alto rischio di violazione di altri diritti fondamentali delle persone, inclusi quello alla vita e quello di non subire torture e imprigionamenti arbitrari.

Questo atto di accusa è stato redatto da un gruppo di lavoro coordinato dall’avv. Fulvio Vassallo Paleeologo, Presidente di ADIF (Associazione diritti e frontiere), a nome di novantasei associazioni e ONG italiane.

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