L’UE, un campo in cui aleggiano i fantasmi di Marcuse e Bloch


La struttura ontologica della realtà sembra oggi essere inficiata dalla macchia prodotta da una malsana coesistenza di un potere, una “tolleranza repressiva” per citare un’espressione di Marcuse, e individui che garantiscono il perpetrare di logiche funzionali a tale potere.

Alla fine di questo 4 Dicembre 2016 emblematiche sono state le parole dell’economista francese Jean Paul Fitoussi, il quale in un’intervista asseriva e sottolineava come il popolo italiano sia vittima di pseudo-problemi che depistano da ciò che invece dovrebbe essere nel mirino dell’attenzione. Fitoussi dice schiettamente che l’Italia è tanto interessata a far cadere i vari Governi ma mai impegnata a far cambiare la tipologia di politica che viene applicata. Una politica, questa, che non risulta più come lo strumento attraverso cui soddisfare i bisogni materiali degli individui, ma che diventa soltanto una potenza che agisce dal di fuori dell’individuo per mantenere l’egemonia di un “criticismo economico” che fa da base a un establishment che ci rende consapevolmente passivi.

Questa sudditanza europea dell’Italia, che a sua volta risulta essere principalmente una subalternità statunitense, in cui Commissione Europea e Troika , rappresentano la maschera di un “deus ex machina” anarchicamente agente, determina in modo pregnante e caratteristico lo spirito del tempo in cui viviamo. Un’interpretazione di uno spirito generale di un’epoca che trova le sue radici in quel lontano 1918, anno in cui Ernst Bloch dava alla luce uno dei suoi capolavori, -Spirito dell’utopia-, in cui delineava i segni di quella che sarebbe stata la sua filosofia , trattata più in larga misura ne -Il principio speranza-. Bloch identificò l’Utopia all’interno di un concetto che era l’ontologia del “non-ancora”, dunque, differenziandolo da l’utopistico marxista , che rappresentava qualcosa di impossibile da realizzare nel concreto. Questa del “non-ancora” era un condizione d’essere che muove l’uomo verso la realizzazione del sé, attraverso le possibilità offertegli dal contesto sociale in cui vive. L’utopia blochiana era sintomo di speranza, poiché ,come una forza pulsionale che trovava le sue radici nell’intimo dell’individuo, scorgeva il negativo nel presente “già-divenuto” , dunque impossibile da trasformare, in vista di un futuro da poter ancora modellare, formare e realizzare.

Parafrasando Bloch nell’oggi, dove può essere mai ubicato quel barlume di speranza , che come una forza immanente spingeva l’uomo all’autodeterminarsi ?

Se vengono tacciate di “populismo” tutte le forme di dissidenza nei confronti di un finanz-capitalismo, targato UE, che “mercatilizza” ogni forma di luce sulla propria soggettività e sulle proprie scelte , privando fin anche un giovane nel credere nel progresso che la cultura possa portare , poiché questa ritenuta una struttura poco idonea alla domanda di mercato, cosa deve accadere affinchè vi sia un’evoluzione progressiva della specie ?

Una tecno-burocrazia oligarchica, la condizione egemonizzante di alcuni Stati che sono pedine per interessi europei proveniente dall’oltreoceano, leggi ad hoc per banche a discapito di lavoratori e di intere società, Governi che cambiano i loro assetti socio-politici per direttive da Bruxelles, sinistre europee che si trasformano in sinistre mondialiste al servizio di un capitale pervasivo, tutto uno scenario “incastrato” fatalmente nell’ascesa di un potere finanziario e capitalistico. Luciano Gallino nel suo saggio, scrive:

..l’ascesa del finanz-capitalismo si è accompagnata alla vittoria dell’ideologia e delle politiche neoliberali sulle istanze tradizionali del liberismo americano e delle socialdemocrazie europee, avviata dai governi di Ronald Reagan e Margaret Thatcher e proseguita con mezzi analoghi mediante la trasmutazione delle socialdemocrazie della “nuova sinistra” britannica, tedesca, francese, italiana. In altre parole la crisi ha solide basi strutturali, economiche e politiche a un tempo.”

Lo Spirito del tempo in cui viviamo è alienato , non soltanto nella sua intenzionalità di voler essere altro e diverso da ciò che realmente è, ma è uno spirito senza Ragione che muove l’economia ergendola a unica dimensione del possibile e del reale. Il capitale, il denaro, gli interessi economici sono i gli unici valori strutturali del tempo. Non c’è spazio per la morale, l’etica e una razionalità politica volta a preservare quei figli che sono i futuri individui del mondo.

In uno scenario come questo, dove il potere non è possibile decostruirlo e sventarlo, data la sua innata caratteristica di essere anarchico, si incontrano i fantasmi di Bloch, che vede la sua Utopia del non-ancora, diventare un utopistico irrealizzabile in cui il sentimento di speranza è soltanto un sentimento senza possibilità di realizzabilità, e di Marcuse , la cui teoria dell’unicità di una dimensione alienante per l’individuo sembra aver trovato il suo sviluppo ulteriore nell’oggi.

Il “Grande Rifiuto” di cui parlava Marcuse nei confronti di un assetto socio-politico mondiale e che si concretizzava in forme di dissidenza politica, vuoi per esempio le lotte operaie e le lotte studentesche di quel tempo, oggi non trova nessuna possibilità di concretizzarsi in altre forme di dissenso tipiche dell’oggi più “economicizzato” che mai. Marcuse e Bloch aleggiano sull’oggi guardando una realtà che non rifiuta e non si oppone , non perché non voglia ma perché impossibilitata nel farlo, al divenire che distrugge completamente l’Utopia blochiana dell’ontologia del “non-ancora” e priva di aspettative e speranze future per chi ancora crede e dibatte, tra militanza pratica o teorica, sulla realtà.

Maurilio Ginex

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